Dimitrije Popovic
Nacque a Cetinje
nel 1951 e terminò gli studi all'Accademia a Zagabria,
dove ora vive e lavora. Nella sua prima fase si ispirò a Dado Djuric e Dalì,
ma nel suo ultimo periodo i suoi idoli diventarono Michelangelo e Mestrovic.
È un pittore virtuoso, ammiratore dei maestri del Rinascimento, dipinge
composizioni immobili con figure realistiche e costruite con precisione.
I suoi temi sono in aperta opposizione a questo metodo di comporre e dipingere:
il mondo della disintegrazione, combinazioni di parti animali e umane che fanno
rabbrividire e lasciano sgomenti. I suoi dipinti sono l'espressione di una
moderna sensibilità e di un dilemma profondo: l'erotismo e i temi legati alla
Figura di Cristo, l'osceno e il sacro, il surreale e il classico, la visione
e la descrizione. Si cerca sempre l'occasione di capire la connessione profonda
tra l'insieme dei racconti religiosi di una determinata tradizione culturale
della Crocifissione e il motivo che assumono le sue elaborazioni pittoriche,
per smuovere l'insensibilità di un'epoca che ha quasi smarrito il fantastico
e il senso di quell'evento straordinario. .
Gli esempi pittorici, ricchi di gesti ed espressioni, che Popovic ci
ha proposto del Martirio di Cristo, scegliendo il corpo umano in chiave
moderna, sono un invito a ritrovare tutti: uomini e donne, giovani e vecchi,
stretti nella pigrizia dei nostri giorni vuoti, nelle sorgenti mitiche primordiali,
sogni e aspirazioni universalmente valide e con la forza della vita e del pensiero
rigenerare la realtà diseredata di oggi e la cultura greca come la sumera, quella
celtica come l'indù, la cultura dei pellerossa come quella degli asiatici, per
diffondere la felicità tra la gente e di fare luce tra esse. La sua arte richiama
ad una ricerca di un ordine, di una bellezza che nasce dal rapporto perfetto tra
il bene ed il male, tra le forme e l'equilibrio, tra il mito e il nuovo, tra una
vita regolata secondo un principio armonioso del dolore e un senso di tensione
riparatrice di un mondo sopraffatto da dubbi, scoraggiamento, che rivelano la
vulnerabilità della vita stessa.
Tra i suoi cicli più noti citiamo: Judita 1983, Corpus Misticum 1985.
Ha esposto in forma individuale a Cetinje, Belgrado, Zagabria, Ginevra,
Milano e la sua ultima esposizione si è svolta in Vaticano.