Vojo Stanic
É nato a Podgorica
nel 1924. Completata l'Accademia di Scultura a Belgrado, in seguito si
trasferì a Herceg Novi
dove vive e lavora. Dedica il suo tempo libero interamente alla
pittura, che gli permette di esprimere al meglio la sua personalità amante della pace,
mediterranea e vicina alle persone. I suoi dipinti sono piccole storie drammatiche
tratte dalla vita di tutti i giorni, piene di vitalità. Essi riscoprono lo spirito
delle commedie rinascimentali in quanto presentano le debolezze umane mostrando al
contempo comprensione per le stesse. I soggetti dei caffé, del mare o dell'ambiente
domestico sono spesso una combinazione di elementi surreali e relazioni inedite
tra personaggi e oggetti.
Vojo Stanic ha tenuto molte esposizioni personali. La più importante si è svolta alla
Biennale di Venezia nel 1996.
Nei suoi quadri quasi immancabili sono determinati "temi" come le bocche, le luci,
i riflessi, le prospettive, il mare e la montagna, i sogni, la malinconia tutti intrecciati
inevitabilmente ad un realismo tagliante e ad una fantasia incredibile.
Può essere definito un vero e proprio pittore-filosofo e intorno a lui si è creato un
vero e proprio "Stanic- pensiero".
Nei suoi dipinti traspare tantissimo la sua infinita passione per le Bocche di Cattaro,
che tra l'altro si sono rivelate fonti di ispirazione per tanti artisti. Una risposta
sensata potrebbe essere solo relativa al fatto che sono bellissime e contengono svariate
forme di luce e di natura, luce che viene resa ancor più appariscente grazie allo
splendore del Sole del Sud che sul mare, assume la funzione di un vero e proprio specchio
del cielo.
La luce del sole a Cattaro
prevale durante il giorno, ed è tanto forte da non permettere
quasi una visione completa, se privi di lenti da sole scuri agli occhi; quando piove invece
il mare assume un colorito spento, tutto diventa grigio, triste, quasi noioso.
A Cattaro vi si presentano varie tonalità di grigio, tante da poterle addirittura
contare,
quasi un gioco per non annoiarsi, e poi il cielo quando le nuvole sono basse, sembra
diventare raggiungibile, diversamente di quando il cielo è sereno!
Con la pioggia portata dallo sciroppo, le onde forti grazie alla corrente delle mare,
entrano nel golfo e si crea un'atmosfera quasi intima, che riporta alla mente le feste
di Natale.
Stanic si dedica alla pittura per gran parte dell'anno non uscendo dal suo
appartamento, solo l'estate dimentica di essere un pittore, e gli piace dedicarsi alla
sua altra grande passione: la vela.
Per lui vivere il mare significa godersi la natura, interpretarne i segni
come il vento
più esile. Addirittura riesce a comprendere, guardando semplicemente le nuvole, se sarà
maestrale. Pian piano si viene a creare un rapporto diretto, intimo e onesto con la natura ,
come se Dio avesse creato il vento e lo usasse senza consumare energia.
E' convinto del fatto che andare a vela sia come pregare, è che
Dio è più felice se gli viene accesa una candela in chiesa.
Da questa affermazione si denota che ovviamente non è un religioso praticante,
ma un ateo.
Pensa che l'inventario dell'universo sia indistruttibile, ovvero tutto ciò che
si vede e si sente dura in eterno, e così come le stelle che sparirono tanto
tempo fa saranno sempre ricordate, anche i nostri volti, le nostre voci, resteranno impresse
per sempre errando nell'infinità dello spazio.
Fa riferimento a due tipi di atteggiamenti:
- Credere all'eternità
- Non credere all'eternità
.
I primi rispettano la tradizione e l'esperienza, operando su quelle basi.
I secondi invece improvvisano sempre, facendo rivoluzioni e ricominciando sempre da capo.
Riguardo ai Santi ha un visione molto positiva, in quanto li definisce necessari e
importanti, "utili" per dare l'esempio morale agli uomini.
È davvero curiosa la sua "visione" circa l'unione dell'uomo con la donna, infatti
definisce "l'uomo solo" come una mezza persona. Il rapporto con la felicità da
ricondurre alla vita comune dell'uomo è intesa per il lui come un vero e proprio
"sforzo personale", escludendo quindi gli altri.
La felicità viene intesa come una virtù, un qualcosa di morale: molti
risultano essere infelici anche se possiedono denaro, salute, un lavoro soddisfacente.
Diversamente c'è gente che appare sempre felice anche se poi non possiede tutte le
qualità precedentemente elencate, ma dopo aver guardato il loro sorriso, ci sentiamo
felici anche noi, sicuri di aver assistito a un sorriso sincero e sentito.
Per lui il dipingere è inteso non solo come una forma di accomodamento,
legata al fatto che adora oziare ed è letteralmente sfaticato, ma anche
come una gioia, un divertimento che lo porta a vergognarsi quando vede
qualcuno che si affatica di lavoro.
L'arte pittorica è in se per se la più semplice e di più facile accesso, tanto
che essa può essere compresa anche dai più ingenui. Ritiene che nei quadri degli
artisti più importanti, vi è presente una forte percentuale di ingenuità, ed è
proprio quel particolare che lo rende di " valore". Ingenuità ovviamente riferita
ad una vera e propria freschezza d'intelletto che in certe persone resta per sempre
immutabile. Tanto è vero che il mondo è fantastico proprio perché non invecchia mai
e per noi è sempre nuovo, come se lo guardassimo sempre per la prima volta, incuranti
del fatto che esiste da milioni di anni e che prima di noi sicuramente tantissima altra
gente l'ha vissuto, le gioie che noi viviamo nel ammirare un panorama sono state già
provate da altri.
Ha iniziato a dipingere dopo aver letto le lettere di Van Gogh indirizzate al fratello.
La prima tela la dipinse nel lontano 1954 nel mese di Dicembre, durante le 16:12 del
pomeriggio. Ricorda di aver avuto 30 anni allora, e ricorda con malinconia la sua
richiesta verso Dio di aiutarlo a comporre quel primo quadro tanto sospirato e voluto,
anche se era solo un inganno, e nonostante tutto anche dopo averlo capito, continuò a
ringraziare di Dio di avergli regalato quell'inganno.
Rispetto a tantissimi artisti nati a Montenegro, lui non ha deciso di emigrare,
convinto
del fatto che non è necessario doversi trasferire a Parigi,
l'arte deriva dalla vita e
non bisogna vivere per l'arte.
L'arte se la si porta dentro, indifferentemente dal luogo
in cui si vive, che sia un'isolata e monotona cittadina, o una grande metropoli, e
soprattutto non la si può imparare.
Allo stesso modo per godersi la musica, bisogna avere orecchio musicale, e lo stesso
vale per la stupidità. Un uomo stupido non diventerà mai intelligente, anche se dovesse
frequentare tantissime ottime scuole, con lo studio e l'educazione, l'intelligente lo
diventa ancora di più e quello ignorante ancora più ignorante sviluppando in questo modo
o la su intelligenza o la sua stupidità ereditata.
Conclude affermando che leggendo, notò che può essere inteso come un idiota solo
colui che non cambia mai, ma Stanic non crede nel cambiamento della gente in quanto
l'uomo può solo perfezionarsi diventando migliore o peggiore, ma restando sempre lo
stesso.
Lui stesso non si accetta secono i suoi utopici gusti ma non per questo si giustifica e
giustifica i suoi errori. "Qualcosa", conclude, "dalla più sottile profondità
della nostra
personalità impone lealtà al proprio essere".
I suoi dipinti si trovano nella maggior parte delle gallerie in Montenegro,
nonché in
un'esposizione permanente presso il Museo d'Arte di Cetinje.