I vescovi Petrović (1697-1851)
Il vescovo Danilo Petrović stabilì la teocrazia ereditaria nella famiglia
Petrović del clan Eraković. Fin dal periodo dei
Vladika, i vescovi ortodossi, sussisteva il celibato. L'ufficio del
Vladika passava, dunque, dallo zio al nipote. Danilo guidò i montenegrini
in molte battaglie contro gli Ottomani. Vinse la decisiva battaglia di Carev Laz
a Ljesanska Nahija, dal 14 al 28 Luglio 1712. l'esercito della Sublime Porta contava
tra i 30.000 e i 40.000 uomini e nonostante tutto venne sconfitto con la perdita
di 5000 elementi. Questa battaglia rappresenta un caposaldo nella storia
della lotta montenegrina per l'indipendenza.
Nel 1701, Danilo costruì il monastero di San Pietro di
Cetinje (Sveti Petar Cetinjski) sul sito della precedente corte di Ivan
Crnojević. È da segnalare il fatto che, mentre il Monastero fu ricostruito
e allargato, la sua struttura basilare non fu modificata. I vescovi Sava e Vasilije
successero a Danilo. Vasilije fu particolarmente attivo nella lotta ai Sultani e
nel sollecitare un supporto russo verso il Montenegro. Scrisse anche uno
dei primi libri storici sul Montenegro (“Storia del Montenegro”).
A seguito della morte di Petar I Petrović, suo nipote, il 17enne Rade Petrović divenne
Vescovo con il nome di Petar II Petrović Njegoš. Il popolo chiamavo il Vescovo con
il suo nome di battesimo, Vladika Rade. Costui fu il secondo figlio di Tomo Markov
Petrović e Ivana Proroković. Per consuetudine storico-letteraria, Petar II Petrović
Njegoš è considerato il più importante Vescovo-Principe montenegrino,
colui il quale predispose le fondamenta del moderno stato montenegrino e
del susseguente Regno di Montenegro. Fu, inoltre, il più acclamato poeta
nazionale.
Una lunga rivalità persistette tra i leader spirituali montenegrini della
famiglia Petrović e la famiglia Radonijć, uno dei clan dominanti che rivaleggiarono
per il potere contro l'autorità dei Vescovi. Questa rivalità culminò nel periodo
di Njegoš. Questi uscì vittorioso dallo scontro e rafforzò il proprio potere
espellendo dal Montenegro molti membri della famiglia Radonijć. Negli affari interni,
Njegoš fu un riformatore. Introdusse le prime tasse nel 1833 contro la rigida
opposizione di molti montenegrini nei quali il grande senso d'individualità e di
libertà tribale furono fortemente in conflitto con il concetto di distretto contributivo
dell'autorità centrale. Egli creò un governo centrale formale costituito da tre
soggetti, il Senato, la Guardia e il Perjaniči.
Il Senato consisteva in 12 rappresentanti provenienti dalle più influenti
famiglie montenegrine ed effettuava mandati esecutivi e giudizi così come dovere
della funzione legislativa del governo. I 32 membri della Guardia attraversavano
continuamente il paese in qualità di agenti del Senato, aggiudicando dispute e amministrando
secondo compiti diversi la legge e l'ordine. I Perjaniči erano un corpo di
polizia, con obbligo di riferire sia al Senato che direttamente al Vescovo. Njegoš
è, come già scritto, il più famoso poeta montenegrino. La sua opera più importante
include il poema epico “Gorskij Vijenac” (la Corona della Montagna), il saggio
filosofico intitolato “Luča Mikrokozma” (il raggio del microcosmo) e “Lažni
car Šćepan Mali” (Stefan il Breve, il pretendente), scritti in montenegrino
vernacolare. Sintetizzò molto del sentimento popolare diffuso e divenne simbolo
letterario chiave della lunga lotta per la libertà. Ancora oggi nel
paese, proverbi e passaggi presenti nella prima delle opere di Njegoš, sono usati
nelle conversazioni abituali per illustrare gli umani dilemmi universali.