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Storia

Antonio Baldacci una passione balcanica durata oltre cinquant’anni.

Politica coloniale, affari e botanica tra la dissoluzione dell’impero ottomano e la seconda guerra mondiale.

E’ stata una vita più che intensa quella del bolognese Antonio Baldacci, caratterizzata da un'attività poliedrica, ricca di interessi, viaggi, incontri, studi, lotte, imprese pionieristiche. Un’esistenza, di cui oltre cinquant’anni, furono fomentati da una vera e propria passione per il mondo balcanico affacciato sull’Adriatico, zona questa, del tutto sconosciuta anche se vicina.

Oggi è possibile inoltrarsi nel mondo variegato di Baldacci, per molti, personaggio sconosciuto, grazie ad un’ampia mostra curata dall’archivista Dottoressa Maria Grazia Bollini e dalla Dottoressa Anna Manfron, responsabile presso la Biblioteca Comunale dell’Archiginnasio della sezione dei manoscritti e dei rari. In otto bacheche, ognuna composta da due facciate, quindi sedici nuclei, sono esposti i documenti che aiutano a ripercorrere le tappe fondamentali della sua intensa e camaleontica attività, dai suoi primi viaggi sino ad arrivare al periodo della seconda guerra mondiale.

Esaudendo una sua disposizione testamentaria, l’archivio personale di Antonio Baldacci, è stato donato all’Archiginnasio nel 2001 dai nipoti Lorenzo e Maria Teresa Arus, insieme con i libri appartenuti allo studioso (un nucleo composto da circa 4000 tra volumi, periodici ed opuscoli, attualmente catalogati e disponibili nell’ambito del Servizio Bibliotecario Nazionale). I documenti che compongono l’archivio personale di Baldacci testimoniano fedelmente tutti i contatti avuti e le attività svolte dal 1885 al 1950.

La sezione più vasta è costituita dalla corrispondenza: 38.900 lettere ricevute, una piccola parte di lettere inviate (copie), 2.799 cartoline. Segue una sezioni costituita da 6.092 biglietti da visita di personaggi che Baldacci aveva conosciuto e con cui aveva stretto significativi rapporti. Non potevano mancare le carte geografiche, 379, che riguardano il Montenegro, l’Albania, parte della Grecia, l’Italia e le colonie italiane della Somalia e dell’Eritrea.

Molte sono carte dell’Istituto geografico militare dell’impero austro-ungarico e montate su tela per essere piegate e trasportate in viaggio. Su alcune sono visibili dei tracciati realizzati con matite colorate fatti dallo stesso Baldacci per indicare gli itinerari seguiti durante le sue esplorazioni, altre furono modificate grazie anche alle sue indicazioni delle verifiche fatte sul campo.

Sono inoltre presenti carte e documenti personali: diplomi, passaporti, diari di viaggio, articoli di giornali, periodici e anche oggetti utili alle sue esplorazioni (macchina fotografica, barometro, podometro). Un’interessante sezione è costituita dalla raccolta di materiale fotografico: 1566 fotografie, dalla fine del XIX secolo al 1950. Gran parte sono state scattate dallo stesso Baldacci nel corso dei suoi viaggi in Montenegro e in Albania, (tra il 1900 e il 1902), altre sono state acquistate sul posto. Tale materiale testimonia il carattere etnico e antropologico delle ricerche effettuate. Per questo tipo di indagini e di analisi, Baldacci ha utilizzato la fotografia come strumento di documentazione primaria, catturando nel suo obiettivo vari tipi di immagini: gente con costumi tradizionali, abitazioni, paesaggi, scene di vita quotidiana.

36 di queste fotografie sono state attribuite a uno dei più importanti studi fotografici dei Balcani, fondato da un italiano Pietro Marubi di Scutari (Albania). Ci sono voluti ben due anni e mezzo di lavoro per riordinare e mettere a disposizione dei cittadini tutto il vasto patrimonio di Antonio Baldacci. La Dottoressa Bollini ci spiega: “Grazie alla cura degli eredi, il fondo è pervenuto integro. E’ sorprendente il modo con cui Baldacci ha organizzato le sue fonti. E’ stato preciso e rigoroso, su tantissimi documenti troviamo minuziose annotazioni. Traspare così una volontà di costruzione della propria memoria, quindi una percezione di se come personalità di rilievo”. Come ricorda la Dottoressa Anna Manfron: “Questo e l’ultimo episodio di una lunga serie che contraddistingue la storia della Biblioteca Comunale e dell’Archiginnasio. Si perpetua la tradizione secondo la quale la Biblioteca Comunale si è formata e si arricchisce grazie ai lasciti testamentari e alle donazioni di illustri cittadini che l’hanno eletta come custode della memoria della città”.

Visto l’amore smisurato di Baldacci per le terre balcaniche è stata accarezzata l’idea di poter esportare la mostra oltre l’Adriatico. Il fondo Baldacci rappresenta non solo l’insieme di importanti studi di botanica, etnologia, antropologia, economia, ma anche di storia inerente ai territori che videro in quegli anni lo sfaldarsi dell’Impero Ottomano, la nascita di nuove realtà territoriali, il diffondersi degli interessi economici e coloniali italiani. Ricordiamo che alla mostra organizzata dall’Archiginnasio si aggiunge la pubblicazione dell’inventario di questo corposo archivio: “Una passione balcanica tra affari, botanica e politica coloniale. Il fondo Antonio Baldacci nella Biblioteca dell’Archiginnasio (1884-1950) ” a cura di Maria Grazia Bollini.

* Si ringrazia vivamente i coniugi Valentina Velimirovic e Diego Bonazzi per aver segnalato l’argomento e per aver fornito informazioni e recapiti.

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