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Sul confine orientale sino al lago di Scutari

La strada per il confine orientale del Montenegro costeggia le sponde del fiume Lim su un cammino già battuto da secoli dalle lunghe carovane che collegavano il Mediterraneo con l'Oriente. Uomini, merci, muli, cavalli partivano da Cattaro per Scutari e Ribnica e poi, superate le montagne, proseguivano, attraversando Kosovo e Macedonia, sino a Decani, Novo Brdo, Skopje e Istanbul. Sulle vie dei commerci fiorivano piccole città nate come semplici stazioni di posta: questo il destino di Plav e Gusinje, a cinque chilometri dal confine con l'Albania. Lì, come a Berane, Rozaje e Dulcigno sulla costa, vive gran parte della popolazione musulmana e albanese. Ad un tratto il fiume si trasforma in un grande bacino azzurro: è il lago di Plav, che prende nome dal suo blu intenso. Fanno da sfondo i monti di Prokletije e Visitor, che ospitano un ricco patrimonio naturale di boschi, cascate come Skakavica e laghi come Visitor e Ridsko, le cui acque pare abbiano poteri taumaturgici e siano fonte di eterna bellezza. A raccontare la leggenda delle ninfe di Ridsko è Milena, un'anziana signora che incontriamo alle sorgenti di Ali Pascià dove, all'ombra di un boschetto, ci siamo riparati dal battente sole estivo. Milena siede di fronte al suo mulino lavorando la lana al fuso, mentre poco distante sua figlia Zorka, tra nubi di farina, impasta la massa del pane sul piano di una madia.

"Si narra", inizia Milena, intervallando parole a lunghi sospiri mentre le mani continuano rapide a cardare la lana, "che gli dei crearono il lago di Ridsko perché le ninfe potessero bagnarsi lontane dagli occhi degli uomini. Nessuno poteva avvicinarsi pena d'esser trafitto da frecce d'oro e lanciato nell'abisso. Un giorno vi capitò una povera pastorella con il suo bimbo affamato. Imbattutasi nelle minacciose ninfe, le supplicò di aver pietà di una povera sventurata abbandonata dal marito e senza più latte in seno. La triste storia commosse le ninfe che, nonostante la volontà degli dei, decisero di aiutarla e la immersero nelle acque del miracoloso lago dove avrebbe ritrovato bellezza e prosperità. Gli dei, irati per la disobbedienza, scagliarono fulmini e strali sulle verdi montagne, che da allora si trasformarono in rocce fredde e senza vita. Da qui Prokletije: i monti maledetti. Il lago di Ridsko divenne invece una sorgente miracolosa e le donne desiderose di giovinezza ancora vanno a bagnarsi lasciando, in pegno un oggetto o una moneta d'oro o d'argento...".

Sulla via per Plav, come in tutta la zona, L'Islam, ha lasciato un'impronta indelebile nei pensieri, nelle abitudini, nel credo e nelle attività della gente che è versata per il commercio e gli affari. Al centro della cittadina, che si snoda sulle sponde del lago, spiccano una torre fortificata d'epoca turca, "Kula Redzepagiéa", e una moschea: il primo tempio islamico edificato dopo la conquista ottomana. Alcune case hanno un'architettura tipicamente orientale e tetti spioventi di legno lavorato. Si tratta di abitazioni sontuose e curate specialmente negli interni. N'e visitiamo una, ospiti di una famiglia d'origini kosovare. "La dimora", spiega Azra, la padrona di casa, carnagione bianchissima, portamento fiero, ma dai gesti sommessi e delicati, "ha ormai centocinquanta anni ed è stata costruita da mio nonno, che commerciava metalli preziosi con l'Mrica". L'interno, le scale, le porte sono tutte decorate da fini intarsi come in un minareto, e così anche mobili e dispense incassati nei muri. Sulle pareti e sul parquet decine di arazzi, come in un enorme bazar. Giunti al piano superiore, Azra fa cenno di togliere le scarpe, invitandoci ad entrare nel salotto. Che colpo d'occhio! Tutte le donne di casa sono riunite in un cerchio, come in un harem, dalla più anziana ad una bimba dagli occhi grandi che caprioleggia ruzzolando sui tappeti. Lo sguardo di questo covo femminile si fissa severo ed incuriosito sugli intrusi, creando un certo imbarazzo sino a che la più anziana, indicando le secije, bassi e coloratissimi divani, ci invita ad accomodarci.

Se non ci fossero le imponenti montagne a rammentarlo, qui si avvertirebbe troppo labile il confine con i "cugini" albanesi, legati ai montenegrini da parentele e destini comuni come 1'emigrazione. "Dai Balcani agli inizi del secolo partirono migliaia di famiglie verso Argentina, Stati Uniti, Canada, Australia", dice la padrona di casa mentre sorseggiamo del tè "questa zona sopravvive principalmente per le rimesse degli emigranti. Tutte le case nuove che oggi vede sono di esuli tornati in patria. Non ha visto quella curiosa Cadillac Seville bianca con sedili rossi che un nostro connazionale si è fatto portare da San Francisco?". Sulla strada per Scutari i pensieri tornano al Meridione d'Italia, alle stesse storie d'emigrazione e miseria, alla Puglia e a un mio zio partito per l'Australia, spinto dallo stesso comune destino che unisce tutti i Sud del mondo.

Il parco nazionale del lago di Scutari: tra aironi e pellicani.

Scalare le colline gemelle di Vranjina è una fatica breve ma intensa, e la stessa sensazione di estatico affanno prova ammirando il paesaggio dalla sommità di questi due enormi seni accarezzati dalle placide acque del lago di Scutari. Si tratta di un osservatorio privilegiato da cui spaziare su uno degli ambienti naturali più rari d'Europa. Sulle acque del lago corre invisibile il confine tra Montenegro e Albania, ma la parte montenegrina è sottoposta ad uno speciale regime di protezione, non solo come parco nazionale, ma anche come Zona Ramsar (ancora in corso d'istituzione), cioè sito d'importanza internazionale per la conservazione degli uccelli acquatici. Qui sono presenti oltre 270 specie di uccelli, di cui alcune ormai rare in Europa, tra cui spiccano il pellicano riccio e airone cinerino, che ha scelto come sito riproduttivo una piccola isola ammantata da mitologici alberi d'alloro. Dalla mia postazione, sulla vetta delle colline, lo sguardo spazia sulla grande corona di monti che circonda il lago che, con le loro nevi, sono un'inesauribile fonte d'acqua. A nord, sud e ovest ci sono le montagne montenegrine e di fronte, verso est, i contrafforti delle Alpi albanesi che s'innalzano dalla piana di Scutari. Le dimensioni e la superficie del lago cambiano in base alle stagioni, e da circa 600 chilometri quadrati della stagione piovosa si passa ai circa 370 chilometri quadrati dell'estate.

Le acque, in autunno, inondano quasi completamente la grande foresta che vegeta lungo le sue sponde e diviene fitta ed impenetrabile specialmente nel punto d'immissione della Moraca, il maggiore affluente di Scutari. Vista dall'alto, la foresta appare come una lunga lingua marrone-verdastra uniforme, compatta, incuneata nelle acque azzurre del lago. Nulla traspare di quel mondo intricato, complesso e vorticoso che si è svelato ai miei occhi solo quando, a bordo di una specie di canoa, ho percorso i recessi più segreti della boscaglia, lungo canali che solo con una guida esperta è possibile attraversare. La corrispondenza strutturale con le formazioni di mangrovie lungo i delta interni di alcuni fiumi tropicali come il Niger è stupefacente, e racconta come la convergenza evolutiva non riguardi solo le singole specie ma anche la struttura, la forma, l'estetica degli ambienti e degli ecosistemi naturali di fronte alle stesse forze plasmanti. Profumo d'Africa o d'Oriente avevano anche le fantastiche distese galleggianti di grandi foglie di ninfee delle due specie, dai fiori bianchi e gialli, testimoni di una ricchissima vegetazione acquatica che copre una superficie stimata di circa 34 chilometri quadrati del lago. Si tratta di un mondo alieno, formato da microscopiche alghe fluttuanti nell'acqua (FitoPlancton) o adagiate sul fondo (Fitobenthos), che sostiene quasi tutta la catena alimentare del lago. Sulla base delle indagini svolte, ci sono ben 842 specie di alghe suddivise in 166 generi che svolgono un compito importantissimo, regalando alle acque una trasparenza cristallina e permettono alla luce di raggiungere grandi profondità.

Nel lago di Scutari, a circa 90 metri di profondità (40 metri sotto il livello del mare), c'è una grande "risorgiva carsica", la fonte Radus, con una portata strabiliante. Ma non è la sola: le sorgenti sono circa una cinquantina e alimentano il lago di acque fredde. I pescatori le conoscono bene e le chiamano okos, occhi, perché d'inverno basta calarvi le reti intorno per fare bottini miracolosi. Oltre al patrimonio naturale, a Scutari meritano di essere visitati i borghi e i villaggi dei pescatori che s'incontrano sulle sponde del lago. Proseguendo sulla litoranea, il paesaggio procede tra strette insenature e splendidi fiordi, come quello nel suo seno nord-occidentale, che fanno assomigliare quest'angolo dei Balcani alla Scandinavia. Sulla sommità di un fiordo sorge il villaggio di Rijeka Crnojevica, con il suo ponte a tre arcate e il caratteristico mulino; vicino rimangono Virpazar e Ostros, quasi al confine con l'Albania. D'obbligo è anche una visita alla spiaggia ciottolosa di Murici; qui, piccoli e caratteristici ristoranti durante la primavera e l'estate invogliano ad una sosta e ad un bagno in quello che appare in tutto e per tutto uno splendido scenario marino. Sulle isole vicine sono edificati alcuni splendidi monasteri ortodossi del XV e XVI secolo, raggiungibili con i battelli che i pescatori mettono a disposizione.

Nicolò Carnimeo
Giornalista

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