Egli è venuto dal mare…
Disse la madre alla giovanetta:/ Se vuoi sapere come è fatto il mondo, tieni sempre
aperti gli occhi./ Ed ella tenne aperti gli occhi:/ vide dominanti belle montagne,/vide
le meravigliose vallate,/ vide lo splendore dorato del sole,/ vide le stelle lucenti,
i flutti cupi del mare,/ vide le onde spumanti dei torrenti,/ vide i variopinti
fiori dei campi e dei giardini,/ vide le fastose piume degli augelli,/ vide i covoni
delle messi/ che già abbassavano il gravido capo;/ poi chiuse gli occhi,/ e veramente
vide ciò che vi ha di più bello:/ vide l'immagine dell’amato/ che all'amore rispondeva
con l'amore./ Egli è venuto dal mare,/ dal mare egli è venuto;/ è biondo come sua
madre/come sua madre è pieno di grazia;/ ha nobile sguardo,ha altero sguardo». Oramai
certa dei sentimenti di Vittorio Emanuele, Jelena di rientro a
Cettigne gli dedica questi versi, nella trepida attesa che lui «venga dal
mare» a chiederla in sposa. Li vergò in montenegrino, la sua lingua madre,
poi li tradusse in francese, per poterli recitare al principe, e in russo per inviarli
alla rivista "Nedelja", che li pubblicò a fidanzamento annunciato. Oltre
che con la scrittura, la principessa allenta la tensione, con lunghe passeggiate
sui monti nei dintorni di Cettigne: la sua
meta preferita è verso sud: una sorta di terrazza naturale, detta il “IBelvedere",
da cui si domina tutto il lago di Scutari. Spesso
si ferma e dipinge a tempera i paesaggi che si trova dinanzi, mentre pensa all'Italia,
a ciò che conosce già dell'Italia: Venezia, Napoli, Sorrento,
Genova, tutta la riviera ligure di cui si era innamorata a prima vista, scoprendola
con Missia e Stana, durante i soggiorni a Nizza e Cannes.
E’ molto probabile che nella tattica per difendere la propria privacy Vittorio sì
sia ispirato a Re Nicola , gentile e apparentemente
disponibilissimo con tutti i cronisti, ma, alla resa dei conti, sempre abile a sfuggire
a interviste o colloqui che potevano rivelarsi insidiosi. A seguire il fidanzamento
di Cettigne, erano venuti dall'Italia, oltre
al Mantegazza e a Rossi, l’avvocato Rubichi meglio noto con lo pseudonimo Richel
con il quale si firmava sulla Tribuna, e Armando Perotti della Riforma. Tutti racconteranno
meraviglie dell'amabilità del gospodar. Ma la verità è che lui era abile a tenerli
alla larga, senza che loro se ne rendessero conto. Ciò che pensava dei giornalisti
richiamati dalle nozze di Jelena, Re Nicola
lo scrisse assai chiaramente a Ferdinando di Bulgaria, quell'agosto 1896: Il mio
paese si è invaghito degli Italiani. In questo momento arrivano rappresentanze
su rappresentanze, giornalisti, ah! i giornalisti, questa razza di indiscreti e
chiacchieroni ai quali io non concedo, tuttavia, interviste. Il che li irrita terribilmente.
Ci piovono da tutte le parti e aggiungete a loro i fotografi…>>
Durante la permanenza dell'erede al trono d'Italia in Montenegro, una delegazione
di Bari volle raggiungere Cettigne per
conoscere in anteprima la futura sposa del principe. Arrivarono nella capitale intorno
alle 12 e dovevano recarsi direttamente al Collegio femminile, dove era stato organizzato
un pranzo per loro. Invece, non stando più nella pelle per la curiosità, si precipitarono
davanti alla reggia, agitando i loro stendardi e facendo un tale baccano che i principi
dovettero alzarsi da tavola e farsi vedere. Fu Jelena a premere per quella
"concessione", facendo riflettere sul lungo viaggio che quelle persone avevano affrontato
per poterle stringere la mano. La principessa non seppe nascondere la commozione
davanti ai primi italiani che incontrò come fidanzata del loro principe ereditario.
Le donne le offrirono fiori e piccoli souvenir della Puglia.
Re Nicola pure si addolcì di fronte a tanto affetto e promise alla delegazione
un incontro dopo il pranzo.
Luciano Regolo
Jelena
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