La Regina e la Grande Guerra
Il 28 Giugno 1914, infatti, il cinquantunenne arciduca Francesco Ferdinando d’Asburgo,
erede al trono imperiale austriaco e sua moglie Sofia, nata contessa di Chotek morirono
a Sarajevo, sotto i colpi sparati dallo studente bosniaco Gavrilo Princip. Questo
attentato, in cui fu subito sospettata la complicità del governo serbo, si
era trasformato nella miccia che fece esplodere il primo conflitto mondiale,
aperto ufficialmente il 28 luglio dalla dichiarazione di guerra dell'Austria alla
Serbia.
In quei giorni Jelena provò un'angoscia lacerante: qualunque decisione fosse
prevalsa nel governo e nella pubblica opinione del suo Paese d'adozione, subito
confusi tra l'interventismo e la non belligeranza da negoziare con l'impero austro-ungarico,
secondo l'idea di Giolitti, in cambio delle città irredente e di lembi balcanici,
la sua famiglia sarebbe stata travolta. Il
padre fu tra i primi a intervenire a fianco di Russia e Serbia, di cui era
re il cognato di Jelena e i suoi fratelli, secondo l'antica consuetudine montenegrina,
sarebbero presto partiti per il fronte. Se alla fine l'Italia avesse onorato la
Triplice Alleanza, schierandosi con gli Imperi Centrali, lei si sarebbe trovata
tra i nemici della sua terra d'origine. Da questo punto di vista, fu certamente
un sollievo per Elena la proclamazione della neutralità italiana il 29 luglio. Ma,
come rilevò il Papasogli che raccolse le confidenze di re Umberto II: «ella capiva
bene che la vicenda non poteva finire lì. [...] La guerra poteva essere breve soltanto
se la Russia e, per conseguenza, il Montenegro, fossero stati schiacciati dal rullo
d'acciaio tedesco. Mentre una guerra lunga, di per sé non auspicabile, avrebbe insidiato,
compromesso l'atteggiamento pacifico dell'Italia. Qualunque previsione ella facesse,
il risultavo appariva sempre tragico».
Da Cettigne, Nikita, che ha dichiarato guerra all'Austria Ungheria l'8 agosto
1914, spera ovviamente, di ritrovarsi prima o poi gli italiani,fra i propri alleati.
Ma poiché né Vittorio, né tanto meno Jelena si sbilanciano a riguardo, si rivolge
alla vecchia confidente di sempre, Margherita,che da decenni cova velleità espansionistiche
a scapito degli Asburgo. Il pretesto è fornito dal sessantatreesimo compleanno della
regina madre, che cade il 20 novembre. Il giorno prima, il re del Montenegro, riprendendo
il solito tono galante, verga alla consuocera, che si trova a Roma, un'inedita lettera
assai significativa:
Ieri, ancora agli inizi della lotta che sostegno contro i nostri accaniti avversari,
avrei voluto domandare loro per oggi e soltanto per oggi, se essi fossero stati
disponibili a concedermi una tregua, che mi avrebbe permesso di porre personalmente
i miei voti e felicitazioni per il giorno di nascita di una donna venerata della
quale io non sogno che di essere degno, poiché Ella è troppo buona e non risente
che troppo la giustizia della mia causa. Milena si unisce a tutti i miei sentimenti
per Te.
Nicola.
Gli austriaci hanno già bombardato Antivari, l'ultima città che Jelena aveva salutato
prima di andare in sposa a Vittorio, e creato un blocco marittimo intorno
al Montenegro. L’Italia, membro della Triplice, aveva potuto abbracciare la neutralità
adducendo il pretesto che l'ultimatum di Vienna alla Serbia non le era stato
comunicato in anticipo. Ma, sempre in ossequio alla lettera del trattato, è costretta,
il 3 ottobre, a interrompere ogni relazione e scambio commerciale col Montenegro
e col porto albanese di San Giovanni di Medua: il Paese natio della regina rimane
così completamente isolato dall'esterno. Quello stesso mese, gli ospedali,
anche quello fondato da Jelena, restano privi di riscaldamento. La sovrana è in
pena e Vittorio glielo legge negli occhi. Il re però segue rigidamente la regola
della separazione tra gli affetti e la ragion di Stato, per questo tace col suocero,
al quale pure vuoi bene. E la moglie deve fare altrettanto.
D'altra parte, appena due anni prima, il re montenegrino aveva invano sperato che
il genero e il suo governo appoggiassero la conquista di Scutari, vista come il
fumo negli occhi dall'Austria: il6 dicembre 1912, addirittura con qualche mese d'anticipo
sulla scadenza, l'Italia aveva rinnovato la Triplice Alleanza, condividendo in pieno
Vittorio Emanuele l'ottica di Giolitti che quel vincolo costituisse un ottimo sistema
di controllo dell'Austria, costretta sempre a cercare il consenso dell'Italia
prima di muoversi nello scacchiere internazionale.
Luciano Regolo
Jelena
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