L'angelo dello Stretto…
I sovrani giunsero a Reggio e «trovarono una città devastata dal sisma, saccheggiata
dagli uomini, isolata dal resto del mondo». Vittorio Emanuele dispose immediatamente
lo stato d'assedio. In men che non si dica fu approvata una legge che prevedeva
stanziamenti per i terremotati e una serie di misure per proteggere l'industria
solfifera.
Il re e la regina mostrarono subito uno slancio fuori dal comune per i superstiti.
Era l'antivigilia di Capodanno, ma nessuno dei due se ne ricordò. Una volta raggiunta
la città siciliana, Jelena si separò dal marito per dedicarsi anima e corpo all'opera
di soccorso.
Lo spettacolo che le si presentò era da brivido. «Quando sulla nave ancoratasi nel
porto devastato, davanti a Messina che non appariva più che come un mucchio di rovine,
furono portati i primi scampati, la giovane cameriera svenne, e la Regina si sentì
veramente "sola donna", in quel primo giorno, a compiere l'immane lavoro».
I mezzi italiani erano in arrivo, ma attendere anche solo poche ore poteva rivelarsi
fatale e Jelena, con le lacrime agli occhi, si precipitò dal comandante russo, implorandolo
nella sua lingua: «Non è la regina d'Italia che vi parla, né la principessa del
Montenegro, è una donna che vi supplica in nome di Dio e della pietà umana». Vedendo
la sovrana così coinvolta e accorata, il comandante si lasciò convincere e partì
per Napoli con a bordo i pazienti in condizioni più disperate.
In poco tempo, la regina creò una sorta di quartiere Generale della carità
dove organizzò il servizio per i feriti e i pronti interventi benefici per gli orfani
e le famiglie disastrate. Jelena si mosse in prima persona in cerca di sopravvissuti
da salvare, senza curarsi dei crolli, del lezzo dei cadaveri in putrefazione, dei
banditi che circolavano per strada.
Vestiva un semplice abito scuro; portava un berretto alla marinara, nessuno la avrebbe
presa per la Regina d'Italia. Sembrava un'infermiera, una suora di carità: il suo
volto pallido e contratto dal dolore e dalla pietà si atteggiava a un dolce sorriso
per confortare le centinaia di feriti, ai quali volle con le sue mani prodigare
le prime cure. I suoi occhi erano pieni di lacrime, nella sua voce era un singhiozzo.
Nessuna sovrana ha mai fatto quello che la Regina Elena ha saputo compiere nelle
tragiche giornate di Messina».
Luciano Regolo
Jelena
Tutto il racconto della vita della regina Elena di Savoia
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