Le conseguenze dell’indipendenza
La costituzione di un nuovo stato nei Balcani, inoltre molto piccolo, può essere
interpretato in maniere diverse: come una ulteriore balcanizzazione della penisola
( nel senso di una frammentazione delle entità statali più grandi (impero ottomano,
impero austro ungarico, Jugoslavia) o come un passo in avanti verso la definitiva
delimitazione di frontiere stabili , la costituzione degli stati nazionali sulla
base del principio dell’autodeterminazione come una condizione sine qua non per
la stabilizzazione e una futura integrazione dell’intera penisola nell’UE.
Il Montenegro è poco conosciuto nell’Europa. Da quando perse l’indipendenza nel
1918, non è stato un grande protagonista della storia e la scarsa conoscenza di
quel paese molto complesso ha contribuito alle valutazioni e ai giudizi sbagliati
o almeno semplicistici. Inoltre la sua immagine nel mondo non è molto positiva;
visto come alleato di Milosevic nelle guerre jugoslave, un centro di contrabbando,
un paese piccolo ed arretrato che non è in grado di essere economicamente autosufficiente
e che forse rischia di trasformarsi (come si valutava soprattutto in Italia) in
uno stato mafia.
La preoccupazione più grande è che le tensioni tra i partiti filoserbi, sostenuti
da Belgrado, e la maggioranza indipendentista possa ostacolare la stabilizzazione
interna.. Bisogna sottolineare che la Serbia e i suoi alleati montenegrini non dispongono
più della sufficiente energia aggressiva del passato e il Montenegro è riuscito
ad evitare gli scontri in situazioni più esplosive e più pericolose. Dunque , anche
la Serbia riconobbe l’indipendenza e non si sono verificate delle tensioni preoccupanti.
Per quanto riguarda la situazione economica, il Montenegro è un paese in transizione,
che è stato molto colpito dall’isolamento e dalle sanzioni economiche degli anni
novanta, rimasto senza la flotta mercantile e con un crollo del turismo, mentre
le industrie, eccetto la produzione dell’alluminio, hanno praticamente cessato l’attività.
Esposto in seguito anche al blocco economico dalla Serbia, nel paese si era verificata
una crescita dell’economia sommersa, incluso il contrabbando, soprattutto quello
di sigarette. Dopo la caduta di Milosevic è cominciata una veloce transizione, le
riforme economiche, la modernizzazione delle infrastrutture, la privatizzazione,
gli investimenti stranieri, la ripresa del turismo e lo sviluppo delle piccole e
medie imprese. L’accordo di libero scambio con la Russia, concluso nel 2000, rende
il Montenegro particolarmente interessante per gli investitori e i produttori stranieri.
Nel 2004 il Pil pro capite ha raggiunto circa 2500 euro, con un’inflazione del 3,2%;
nei primi sei mesi del 2005 gli investimenti stranieri ammontavano a 212,7 milioni
di euro, sette volte di più di quelli dello stesso periodo dell’anno precedente.
E’ stata raggiunta la stabilità macroeconomica, mentre rimane il problema dell’alta
disoccupazione ( più di 20%) e del deficit nel commercio con l'estero. Come in altri
paesi in transizione questi processi sono accompagnanti da una differenziazione
sociale ed economica, con l'arricchimento di una classe, spesso legata al potere.
La privatizzazione delle aziende pubbliche non è stata sempre eseguita in modo trasparente.
Il contrabbando è stato frenato, in collaborazione con le autorità dell’UE e le
sigarette già da anni arrivano in Italia attraverso altri stati balcanici. Il governo
si sforza di combattere la corruzione ancora alta.
Il lavoro capillare di tante organizzazioni internazionali e di centinaia di ONG
ha contribuito al rafforzamento della società civile.
Le riforme giuridiche ed economiche sono state eseguite rispettando gli standard
europei, e anche se le leggi non sono sempre applicate, creano progressivamente
un ambiente sempre più simile a quello del resto dell’Europa. Infine anche il fatto
che la moneta nazionale è l’euro semplifica i rapporti economici con i paesi europei.
Gli aiuti economici internazionali si sono mostrati molto più efficienti che in
altri paesi della regione. Con una natura straordinaria, non inquinata e molto variegata
(mare, montagne, laghi, fiumi, foreste) ricchezza di flora e di fauna e con la diversità
culturale con un notevole patrimonio ( i monumenti di diverse epoche che appartengono
alle tre grandi civiltà mediterranee, cattolica, ortodossa e musulmana) il Montenegro
ha ottime prospettive per un dinamico sviluppo turistico già avviato.
Per il 10 settembre sono fissate le lezioni parlamentari e in seguito la promulgazione
di una nuova costituzione. Molti si domandano chi potrebbe diventare un nuovo leader
forte dopo Djukanovic. Anche se già da 16 anni al potere, come presidente della
repubblica o come premier, Djukanovic ha solo 44 anni e non ha alcuna intenzione
di ritirarsi, soprattutto ora quando la sua posizione e il suo prestigio si sono
rafforzati. I partiti dell’opposizione, già frammentati e privi di leader capaci,
sono usciti dal referendum scossi dalla sconfitta che non aspettavano e senza idee.
Inoltre per ora non ci sono nuove forze politiche né nuovi leader importanti in
grado di cambiare la scena politica.
Ora, acquistata dopo tanti anni l’indipendenza, le energie potranno essere dedicate
allo sviluppo e alla stabilizzazione interna.
Si devono stabilire relazioni diplomatiche con gli altri stati e il Montenegro è
deciso di seguire una politica costruttiva e aperta verso la collaborazione con
tutti i paesi balcanici e altri. Oltre a Bruxelles e le altre capitali europee,
per il Montenegro è di particolare importanza Washington che ha avuto un ruolo chiave
nell’ emancipazione del Montenegro , offrendo da anni un prezioso aiuto politico
ed economico e che non ha frenato come l’UE la voglia d’indipendenza. Rimane sempre
molto importante la Russia, non solo a causa dei legami storici, ma per gli intensi
legami economici e anche politici stabiliti negli ultimi anni.
Lo scopo strategico è l’integrazione nell’UE e nella NATO.
Sono particolarmente importanti i rapporti con la Serbia. Oltre al processo di divorzio,
durante il quale resta di risolvere dei problemi pratici, ci vorrà del tempo finche
Belgrado e i filoserbi nel Montenegro digeriscano la sconfitta e la perdita del
Montenegro, il pezzo essenziale della Grande Serbia che ora sta per scomparire definitivamente.
Anche se questo è un bene, per l’elite politica e intellettuale serba, che con poche
eccezioni, era legata senza riserve a questa idea, mostratasi una tragica Chimera,
questo è vissuto come una tragedia. Ora Kostunica e il suo governo si trovano in
difficoltà ed è molto probabile un’avanzata di estrema destra ultranazionalista
rappresentata dai radicali, che approfondirebbe la crisi della Serbia, con un effetto
negativo sui serbi nel Montenegro. Ora la Serbia deve fare i conti con il proprio
passato, un esame di coscienza, un radicale cambiamento mentale, liberandosi delle
fisse idee megalomani per poter trovare la stabilità e per diventare parte integrante
della civiltà europea. Ciononostante, risolto il problema della separazione senza
alcun incidente, ci sono le premesse di stabilire intensi rapporti economici, culturali
e politici tra i due paesi vicini.
Per la stabilità interna del paese è importante che nessuna minoranza etnica
nutra ambizioni irredentistiche e le minoranza religiose non abbiano mostrato nessuna
inclinazione verso l’integralismo.
Per quanto riguarda il Kosovo si afferma spesso che la separazione del Montenegro
rafforzerà le spinte indipendentiste del Kosovo. I kosovari albanesi sono già decisi
per l’indipendenza da molto tempo e dunque il caso Montenegro non potrebbe influenzarli
più di tanto. Il Kosovo, trasformato in un protettorato internazionale, è perso
per la Serbia da tanti anni, ed esiste solo la soluzione dell’indipendenza, naturalmente,
quando matureranno le condizioni necessarie.
Il Montenegro ha degli ottimi rapporti con tutti i paesi circostanti, che hanno
salutato la sua indipendenza, valutandola come un passo importante per la stabilità
della regione.
Naturalmente , rimane ancora molto da fare per lo sviluppo economico e sociale, costruzione
delle infrastrutture , modernizzazione, lotta contro la corruzione, ecc
Ma già il fatto che un paese balcanico acquistò l’indipendenza senza le armi, in
modo democratico e civile, è un segno estremamente positivo del cambiamento dei
tempi: i Balcani non sono più una polveriera.
Prof. Antun Sbutega
Montenegro, un nuovo stato nei Balcani