LA MIA ITACA E’ UN GOLFO (Antun Sbutega)
L’insenatura delle Bocche - la più profonda dell’Adriatico – assume le forme del
fiordo. Il mare è chiuso dalle mura delle montagne nelle cui cime difficilmente
raggiungibili si annidano le fortezze che protessero il golfo dalle incursioni provenienti
dall’entroterra. Qui, per secoli, è passata la frontiera tra l’Europa mediterranea
ed i misteriosi Balcani. Le case, le chiese ed i palazzi adagiati sulla riva del
mare fanno pensare a Venezia. Ad una Venezia, però, priva di lusso e di teatralità,
ad una Venezia provinciale, severa, virile, posta in quel drammatico proscenio,
dove le opere dell’uomo sono modeste a fronte di quelle della natura. Se osservato
dal centro, il golfo appare armonioso e sereno. Ad appena mezzo miglio dalla costa,
tutti i movimenti e i mutamenti operati dagli uomini nel corso di giorni, anni o
secoli appaiono come insignificanti. Permangono soltanto i cicli dell’alba, del
giorno, del tramonto e della notte, della primavera, dell’estate, dell’autunno e
dell’inverno, accompagnati da quelli dei moti celesti. Questa quiete, la sensazione
della mia piccolezza rispetto al tempo e allo spazio, là in mezzo al mare tra montagne
e cielo, mi riempivano di tristezza, meraviglia e gioia allo stesso tempo. La sensazione
della meraviglia, così mistica, qualcosa come una lieve estasi, e quella della pienezza
in una dimensione fuori dal tempo, senza perdere la coscienza e l’identità, furono
a volte molto intense quando da una nave o da una barca guardavo il golfo. Le onde
prodotte dalla nave, allargandosi simmetriche ai due lati, venivano a turbare l’immagine
perfetta del golfo che si rispecchiava nel mare, rompevano le forme e la luce, creando
dinamiche, quasi cubistiche, immagini. Poi la superficie diventava di nuovo calma,
tornando a rispecchiare le sembianze dell’architettura, delle montagne e del cielo,
l’ombra dell’ombra. Era placido e silenzioso, il golfo. Sembrava che tutto quello
che doveva succedere fosse già successo. Tutto quello che doveva essere costruito
era già stato costruito, le città, le fortezze, le chiese, i palazzi. Tutto era
immutabile. Il tempo sembrava solo un’ombra dell’eternità. A volte mi dispiaceva
di non essere nato prima e di non avere vissuto gli avvenimenti eccitanti dei quali
si parlava. La vita scorreva tranquilla, mi sembrava che ormai tutto fosse passato.
E nel passato qui sono successe tante cose, battaglie in terra e sul mare, assedi,
rivoluzioni, terremoti. Furono i greci che costruirono le prime città, Rison e Butua,
in cui furono sepolti, secondo gli scrittori antichi, Cadmo e Armonia. Poi s’insediarono
gli illiri, che praticavano la pirateria che provocò l’intervento di Roma. I romani
conquistarono in seguito l’intera regione e costruirono Acruvium che diventerà il
capoluogo Cattaro. Dietro quelle montagne passò la frontiera che divise definitivamente
l’impero orientale da quello occidentale. Dopo la caduta dell’impero d’occidente,
vennero i bizantini. Dall’Asia Minore furono portate le reliquie di San Trifone
martire che diventò il patrono della città di Cattaro che a lui consacrò la cattedrale.
Dal nord penetrarono barbari, slavi e avari e dal sud saraceni e bulgari. Poi gli
slavi – croati, montenegrini, serbi, bosniaci, - costruirono i loro regni, diventando
padroni del golfo. Arrivarono i veneziani che si fermarono per quattro secoli ed
arrivarono anche i turchi che riuscirono conquistare l’entroterra e una parte del
golfo, trasformandolo in una base di pirati barbareschi. Ci furono dure battaglie.
Infine i turchi furono cacciati, ma anche la vita della Serenissima ebbe fine. Seguirono
gli austriaci, i francesi, i russi e di nuovo gli austriaci che rimasero per un
secolo. Dopo la prima guerra mondiale, distrutto l’impero degli Asburgo, fu creato
il regno della Jugoslavia che scomparve nel 1941, quando gli italiani e poi i tedeschi
occuparono il golfo. Nel 1945 fu fondata la Jugoslavia socialista e sembrava in
quel periodo, quando io ero giovane, che il mondo diviso in due blocchi fosse stabile.
In quei ventiquattro secoli tanti potenti regni, imperi e stati sono passati e spariti
lasciando ognuno qualche traccia, a testimonianza che tutto muta e passa, ma che
nulla scompare completamente. Solo le navi, come sempre, continuano ad arrivare
ed a partire.
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