Religione: il XX secolo
Dopo l’annessione del Montenegro alla Serbia la chiesa montenegrina decise nel 1920
di integrarsi all’appena ricostruito patriarcato serbo, mettendo fine alla
sua indipendenza. I serbi avevano organizzato nel Montenegro un funerale simbolico
dello stato indipendente montenegrino con tre bare; una bara rappresentava
la dinastia Petrovic e le altre due i più venerati santi montenegrini, San Vasilije
di Ostrog e San Petar di Cetinje (vladika Petar I Petrovic).
Nel regno jugoslavo la chiesa serba era un importante strumento dell’egemonismo
serbo e della dinastia Karagiorgievic, opponendosi decisamente al Concordato con
il Vaticano.
Sotto l’influenza di teologi russi, rifugiati in Serbia dopo la Rivoluzione d’ottobre,
si sviluppò in Serbia un singolare concetto teologico, che aveva come il
più importante esponente il vescovo Nikolaj Velimirovic, ideologo di organizzazione
ortodossa “Bogomoljci,” vicina all’organizzazione nazi-fascista “Zbor” (Raduno).
Questa ideologia era improntata da un forte anticattolicesimo, antisemitismo, anticomunismo
e antioccidentalismo in generale e sosteneva che il popolo serbo ha una particolare
missione salvifica nella storia universale; si tratterebbe di un popolo celeste,
che ha tanti nemici e che ha subito tremendi sacrifici per svolgere la sua missione.
Durante la guerra, la chiesa ortodossa era anticomunista e favorevole ai cetnici,
con rare eccezioni. Così alla fine del 1944 il metropolita della chiesa ortodossa
serba nel Montenegro con 72 sacerdoti seguì 12000 cetnici montenegrini e altri 6000
civili che fuggivano davanti ai partigiani verso l’Austria; fermati sul confine,
la maggior parte di loro fu uccisa dai partigiani, compreso il metropolita Joanikije
Lipovac (recentemente canonizzato dalla chiesa ortodossa serba).
Durante il periodo comunista, la chiesa ortodossa serba, inclusa la metropoli montenegrina,
era stata messa sotto controllo comunista e si verificò una forte ateizzazione.
Anche i cattolici e i musulmani erano esposti a pressioni; la chiesa cattolica
si mostrò la più resistente. In quel periodo si svilupparono i rapporti cordiali
tra le tre comunità religiose che condividevano simili difficoltà.
Negli anni ottanta invece la chiesa serba diventa un fattore dell’aggressivo nazionalismo
serbo, sostenendo Milošević e il progetto della Grande Serbia. Il metropolita
della chiesa ortodossa serba nel Montenegro, Amfilohije Radovic, seguace di teologia
di Nikolaj Velimirovic, è uno dei più aggressivi vescovi serbi che ha appoggiato
senza riserve le guerre contro gli sloveni, i croati, i bosniaci e gli albanesi
e pronunciato centinaia di anatemi contro i traditori e i nemici della “Serbia celeste”.
Nel 1993 è stata fondata la chiesa ortodossa autocefala montenegrina, che
si oppone alla chiesa serba ed è favorevole all’indipendenza del Montenegro ed al
dialogo ecumenico con le altre confessioni.
Così a differenza delle altre repubbliche jugoslave, dove si sono scontrati popoli
ed etnie che appartenevano a diverse confessioni, nel Montenegro si è aperto un
conflitto nel seno della stessa ortodossia, divisa tra le due chiese, serba
e montenegrina.
Durante le guerre jugoslave i cattolici e i musulmani si sono trovati sotto una
forte pressione e si sono mostrati prudenti e moderati.
La chiesa ortodossa serba usa spesso un linguaggio arcaico e mitopoietico,
esaltando il mito del Kosovo, paragonando i protagonisti serbi delle recenti guerre
jugoslave agli eroi delle guerre secolari contro i turchi, insistendo sull’unità
spirituale di tutti i serbi, dove montenegrini sono l’elite serba, che non
potrebbe avere altra identità oltre a quella serba.
I miti, le leggende, la poesia orale e il linguaggio mitopoietico, che collegano
il nazionalismo e l’ortodossia, hanno un grande effetto perchè la gran maggioranza
degli ortodossi era fino a 15 anni fa scristianizzata ed atea, non conosce la dottrina
e non è praticante; l’appartenenza religiosa è importante soprattutto per l’identità
nazionale.
Fino alla rottura tra il governo montenegrino e Milošević nel 1997, la chiesa ortodossa
serba nel Montenegro aveva un rapporto privilegiato con il potere, ricevendo sostanziali
aiuti materiali. In seguito il governo montenegrino si allontana dalla chiesa serba,
ostile all’indipendenza, e si avvicina a quella montenegrina autocefala, che né
è invece favorevole. Negli ultimi anni è migliorata anche la posizione della comunità
musulmana e in modo particolare di quella cattolica; il 13 gennaio 2006 il Presidente
della Repubblica Vujanovic ha visitato il papa Benedetto XVI.
Prof. Antun Sbutega
Lezioni tenute presso l'Università La Sapienza di Roma