Storia XX secolo
Pur essendosi il Montenegro liberato grazie alla resistenza montenegrina
venne poi occupato dall’esercito serbo e nel novembre del 1918 fu annesso
alla Serbia in modo illegittimo e in seguito inglobato nel nuovo regno jugoslavo.
Il 6 gennaio 1919 scoppiò una rivolta contro i serbi ed ebbe inizio una guerra
civile che durò fino al 1924. L’unica potenza che appoggiò l’indipendenza montenegrina
fu l’Italia che voleva impedire la formazione della Jugoslavia per impossessarsi
della Dalmazia e dell’Istria, promesse dal Trattato di Londra del 1915. Infine anche
l’Italia si accordò con Belgrado (trattati di Rapallo del 1920 e di Roma del 1924)
e abbandonò la causa montenegrina. Nel 1921 re Nikola morì in Francia e il governo
in esilio durò fino al 1922 a Roma.
Durante il periodo tra le due guerre, il Montenegro fu trattato come una colonia
serba; la Jugoslavia si trasformò in una dittatura monarchica. Nel paese non si
verificò nessuno sviluppo e tra i montenegrini delusi cominciò a svilupparsi una
coscienza nazionale diversa da quella serba, sostenuta dal partito federalista e
da quello comunista.
Il paese venne occupato dagli italiani nell’aprile del 1941; il 13 luglio scoppiò
una rivolta organizzata dai comunisti e gran parte del paese venne liberato.
Ma si scatenò in seguito una feroce guerra civile tra i partigiani e i cetnici
(nazionalisti serbi) che si trasformarono da movimento di resistenza in collaborazionisti
degli italiani e dei tedeschi. I partigiani riuscirono a liberare il paese nel dicembre
del 1944; il Montenegro ha avuto in guerra circa 50.000 vittime, equivalente al
12% della popolazione.
Nel 1945 il Montenegro diviene una repubblica federale nella nuova Jugoslavia
di Tito.
Dopo la rottura con Stalin del 1948, il Montenegro è di nuovo spaccato in due tra
i sostenitori di Stalin e quelli di Tito. I primi subirono una dura repressione
e il Montenegro diventò fedele alla Jugoslavia titoista. In seguito si verificò
un’importante trasformazione sociale ed economica, con l’industrializzazione e
l’urbanizzazione, ma rimase comunque una repubblica sottosviluppata dipendente
dai fondi federali.
Milošević, dopo aver consolidato il potere in Serbia, organizzò all’inizio del 1989
una specie di colpo di stato nel Montenegro sostituendo la vecchia classe dirigente
con i suoi fedeli Djukanovic, Bulatovic e Marovic. Durante le guerre jugoslave (fino
al 1997) il Montenegro fu un fedele alleato della Serbia, l’unica repubblica che
nel referendum del 1992 scelse di restare unita alla Serbia in una nuova Jugoslavia
composta dalle due repubbliche.
Ma l’opposizione al regime e alle guerre crebbe e nel 1997 il premier Djukanovic
cambiò rotta e si oppose a Milošević; il Montenegro fu diviso un altra volta
fra i filoserbi e gli indipendentisti e cominciò un braccio di ferro tra Podgorica
e Belgrado.
Durante la guerra del Kosovo, il governo montenegrino si è opposto alla politica
di Milošević ed ha accolto circa 100.000 profughi albanesi; è stato risparmiato
dai bombardamenti della Nato e minacciato dai serbi.
Dopo la caduta di Milošević nel 2000, l’Europa e l’America non hanno appoggiato
più le idee indipendentiste di Djukanovic, ma hanno puntato su Belgrado. Ciò nonostante
Djukanovic vinse le elezioni e infine si arrivò ad un compromesso. Così nel
2002, al posto della Jugoslavia, venne formata una confederazione chiamata
Serbia e Montenegro che è entrata in vigore nel 2003 con la promulgazione della
Carta costituzionale che prevede un referendum per l’indipendenza dopo tre anni.
Il nuovo stato non è diventato mai funzionale e, nonostante le pressioni serbe e
quelle dell’UE, il governo montenegrino continua a puntare sull’indipendenza
che sarà decisa con il referendum fissato per il 21 maggio 2006.
Prof. Antun Sbutega
Lezioni tenute presso l'Università La Sapienza di Roma