Religione: i Petrovic
A partire dal vladika Danilo
(1697-1735), fondatore della dinastia
Petrović si crea una specie di teocrazia. Questi era il primo vladika
che si era recato in Russia dove Pietro il Grande concesse i sussidi annuali alla
chiesa montenegrina e promise la sua protezione; di conseguenza gli ortodossi
montenegrini non erano più interessati per l’unione con Roma, avendo trovato un
protettore potente, slavo ed ortodosso.
Durante il lungo periodo del vladika Sava ( 1735-1789), un uomo pacifico
e poco energico, favorevole a Venezia, il potere teocratico si indebolisce. Il suo
ambizioso vescovo ausiliario Vasilije seguiva una politica antiturca, antiveneziana
e filorussa. Nel periodo 1766 - 1774 nel Montenegro prese il potere un laico;
si trattava di un avventuriero di origini misteriose, chiamato Stefano il Piccolo
che si presentava come lo zar russo Pietro III, (che in realtà fu ucciso dalla moglie
Caterina la Grande). Era un uomo energico che riuscì ad imporre la propria autorità,
mettere sotto controllo le tribù ed estirpare il brigantaggio e la vendetta del
sangue. La sua comparsa peggiorò i rapporti con la Russia e Caterina la Grande sospese
i sussidi e inviò il principe Dolgorukov per arrestare l’impostore. Infine Dolgorukov
rilasciò Stefano, che dichiaro di non essere lo zar, ma fu infine ucciso da un sicario
turco. Anche Stefano dichiarava di avere una particolare missione spirituale da
compiere nel Montenegro, confidatagli da Dio.
Con l’abolizione del Patriarcato serbo nel 1766 la metropoli montenegrina
non passò come le altre sotto la giurisdizione del patriarcato di Costantinopoli,
ma rimase indipendente (autocefala), riconosciuta dalla Russia e anche nominata
come tale nei documenti del patriarcato di Costantinopoli.
L’energico e carismatico vladika Petar I Petrović (1784-1831) rafforzò il
potere teocratico e dopo aver sconfitto il pascià di Scutari nel 1796 entrò trionfalmente a Cetinje su un cavallo bianco portando in una mano la croce
e nell’altra la spada. Il vladika Petar I, molto rispettato dai
montenegrini per la sua vita ascetica, per la sua abilità politica e come condottiero
tre volte ferito nelle battaglie contro i turchi, fu canonizzato dopo la morte e
venerato come San Petar di Cetinje.
Ciò nonostante i vladika montenegrini si sentivano eredi del regno e del
patriarcato serbo con ambizioni di ristabilire la perduta unità spirituale e politica
dell’ortodossia serba.
Nel 1851 il potere teocratico fu abolito e venne instaurato un principato, ma la
chiesa montenegrina continuò a diffondere le idee panserbe. Il metropolita Nikanor
Ivanovic introdusse nel Montenegro il culto del fondatore della chiesa ortodossa
serba San Sava e, accusato di aver partecipato all’organizzazione dell’attentato
al principe Danilo I, fu espulso
dal paese.
Dopo il Congresso di Berlino nel Montenegro indipendente fu costituita una Comunità
islamica, la prima negli stati balcanici moderni.
Il Montenegro fu il primo stato slavo ortodosso che firmò un Concordato con la
Santa Sede nel 1886, che tra l’altro ha dato ai cattolici del paese il diritto
all’uso liturgico della lingua slava (paleoslava).
Ciò nonostante dopo il notevole allargamento territoriale nel 1878 e nel 1913, la
nuova popolazione non ortodossa (cattolica e soprattutto musulmana) era esposta
alle violenze e alla conversione forzata.
Prof. Antun Sbutega
Lezioni tenute presso l'Università La Sapienza di Roma