Rivolta
Il mito della rivolta nel Montenegro non ha le stesse radici né la stessa importanza
come nella Serbia.
Durante le prime rivolte serbe , del 1804 e del 1815, il Montenegro che aveva già
da tempo uno stato indipendente di fatto, non era molto interessato a collaborare
con i serbi nella lotta contro i turchi. In quel periodo il vladika Petar I
era invece interessato ad approfittare della caduta della Repubblica di Venezia
e delle guerre napoleoniche per allargare il Montenegro verso il litorale (Bocche di Cattaro, Dubrovnik e Dalmazia) approfittando
della presenza della flotta russa nelle Bocche nel 1806-1807 ; insieme ai russi, montenegrini
attaccarono Dubrovnik, occupata dai francesi, bombardando la città e saccheggiando
i dintorni. Dopo il ritiro dei russi, le Bocche passarono alla Francia, ma nel 1813 approfittando
della debolezza dell’impero francese, dopo la sconfitta di Napoleone in Russia,
i montenegrini e i bocchesi con l'aiuto della flotta inglese riuscirono a liberare
le Bocche
e fu proclamata una provvisoria unione delle due province. Questa unione durò solo
alcuni mesi perché cattolici delle
Bocche volevano un protettorato dell'imperatore d’Austria mentre i montenegrini
e gli ortodossi delle
Bocche quello dello zar russo. Infine i due imperatori decisero di assegnare
le Bocche
all’Austria.
I sovrani montenegrini avevano organizzato tante rivolte in Erzegovina, tra
le quali la più importante era quella del 1875-1878; ma quella non si è trasformata
in un mito. Per i montenegrini era solo l’inizio di un’ennesima guerra contro l’impero
ottomano terminata con importanti vittorie, l’allargamento territoriale e il riconoscimento
dell’indipendenza.
Il Montenegro aveva anche incoraggiato le rivolte degli albanesi contro il sultano
nel 1910-1912 , alla vigilia delle guerre balcaniche.
Le rivolte più importanti della storia montenegrina sono quelle del XX secolo. La
prima è quella che segue l’occupazione austro-ungarica del 1916. Un gruppo
di ufficiali e soldati organizzò subito un movimento di resistenza (komiti) che
all’inizio comprendeva alcune centinaia di uomini, per allargarsi nel 1918 ad alcune
migliaia che, nonostante la presenza di circa 40.000 soldati austro-ungarici riuscirono
a liberale il paese prima dell'arrivo delle forze alleate e dell’esercito
serbo.
Altra rivolta importante fu quella alla Vigilia del Natale ortodosso, il 6 gennaio
del 1918. Dopo che i serbi avevano occupato e annesso il Montenegro in modo illegittimo,
la popolazione fu divisa tra i sostenitori dell’annessione, i bianchi, e i suoi
avversari, i verdi. Un gruppo di ufficiali e soldati montenegrini, incoraggiato
dall’Italia organizzò una rivolta antiserba. Ma la rivolta non fu ben organizzata
e i serbi che disponevano di un esercito numeroso e di milizie armate usavano estrema
violenza; si scatenò una guerra civile che è durata fino al 1924, quando la resistenza
antiserba fu infine domata.
La rivolta più famosa è quella del 13 luglio del 1941, tre mesi dopo l’occupazione
italiana. Gli italiani avevano provato a fondare un Montenegro “indipendente”,
uno stato fantoccio sotto il controllo italiano ( come avevano fatto con l’Albania),
che fu solennemente proclamato il 12 luglio 1941 a Cetinje con l’appoggio di un
gruppo di indipendentisti montenegrini. Ma il giorno seguente scoppiò una rivolta
organizzata dai comunisti, che trovò un’ entusiasta partecipazione di un numero
inaspettato di persone; circa 30.000 uomini presero le armi e subito fu liberato
un territorio di circa 10.000 kmq. Gli italiani subirono gravi perdite e riuscirono
a tenere sotto controllo solo le maggiori città e il litorale. Si trattava della
prima grande rivolta e il primo territorio liberato, non solo in Jugoslavia ma
nell’intera Europa sotto l’occupazione nazi fascista.
Prof. Antun Sbutega
Lezioni tenute presso l'Università La Sapienza di Roma